La nostra patria neuva
Bibliografia sulle vicende resistenziali in Valchiusella,
con particolare focus sugli accadimenti del 14 – 15 Ottobre 1944
All’inizio dell’ottobre 1944, il Generale alleato Alexander rallenta l’offensiva sulla linea Gotica. E’ necessaria una riorganizzazione strategica delle posizioni conquistate in estate ed occorre prepararsi all’inverno, che si preannuncia abbastanza difficile da gestire, soprattutto in materia di infrastrutture e collegamento.
Questa stasi, permette al comando tedesco di alleggerire la pressione sulla posizioni alleate, dirottando uomini e mezzi (sottolineiamo quasi sempre di seconda e terza scelta), sulle attività di controguerriglia nell’Italia centrosettentrionale.
La nuova disponibilità di risorse, si irradia subito in Canavese – bassa Valle d’Aosta, località ai piedi dei monti, in cui i Partigiani trovano assistenza ed acquartieramento. Già nei primi giorni di ottobre ’44, si concentra attacchi nazifascisti in poco tempo tutte le formazioni sono attaccate e molti presidi cadono. Disimpegnando il nemico in mille piccoli scontri.
Nella prima quindicina di ottobre la X°MAS e la GNR lasciano Cuorgnè ed il territorio per la Venezia Giulia. Il 14 a Cuorgnè rimane un solo battaglione della X° e arrivano in Canavese, di competenza dell’Armeeoberkommando Ligurien, i cascami più infidi della dell’Asse, ovvero i cosiddetti Reggimenti di sicurezza -Sicherungs Regiment-, in buona parte composti dagli Ost – Batalion, ossia prigionieri di guerra dell’Est e disertori vari, messi alle dipendenze di personale tedesco di scarsa qualità, più dediti dalla fuga, al massacro e alle razzie che alle azioni belliche.
Qui l’Ost-Bataillon 617, insieme alle strutture paramilitari esistenti (sia tedesche e fasciste) annullano tutti i “lasciapassare”, impongono il coprifuoco alle 7 di sera e severe restrizioni. Il 17 il Comando tedesco emana severe ordinanze. Di tutti i presidi nazifascisti, quello di Cuorgnè è il centro più importante e qui sono condotti quasi tutti i rastrellati, con imponenti attività di contrasto sia nelle diverse valli che in pianura.
Proprio il 14 ottobre, si avvia uno dei rastrellamenti più imponenti del Canavese
I fatti. Raccontati dai protagonisti e raccolti da Anpi Torino
http://www.anpitorino.it/2020/10/12/14-ottobre-2020-in-val-chiusella/
Il rastrellamento del 14 ottobre in Val Chiusella
I fatti di cui parleremo qui riguardano l’estate e l’autunno del 1944. In questo periodo vi furono numerosi scontri fra Partigiani e nazi-fascisti, ai quali seguì un imponente rastrellamento tedesco che nell’arco di alcuni mesi, dal giugno all’ottobre ’44, coinvolse la Bassa Valle d’Aosta giungendo sino in Val Chiusella.
Il 10 ottobre vi furono scontri ad Agliè e Castellamonte; il 13 ottobre uno ancor più violento a Bornasco e Sala. Il 12 e 13 ottobre il rastrellamento tedesco interessò Quincinetto, mentre accaniti scontri avvennero ad Alice, Vico, Traversella e Meugliano. I reparti della VII Divisione GL, delle formazioni Matteotti e Garibaldi furono duramente provati. Restarono uccisi 12 Partigiani e 13 vennero fucilati dopo la cattura.
A Traversella furono incendiate 54 case, a Vico il Municipio. Il 13 e 14 ottobre scoppiò la battaglia di Scalaro. Il giorno dopo il rastrellamento si spostò a Castellamonte.
«Il 13 ottobre i preziosi informatori dislocati in pianura avvertirono che per la sera stessa il comando germanico aveva in programma di attaccare con forze tedesco-russe i Distaccamenti garibaldini dislocati nella zona di Quincinetto. L’allarme fece entrare immediatamente in postazione i ragazzi del Centro Staffette, e quelli del Distaccamento “Nazionale”, del “Caralli” e del “Don Minzoni”. Giornata turbolenta di pioggia, di vento, di neve; giornata rigida, tempestosa, poco adatta per operazioni in montagna, l’attacco si fece attendere a lungo… Verso le 21, la pattuglia garibaldina posta di guardia al ponte segnalò l’approssimarsi delle truppe nemiche. L’attacco muoveva da più punti… In mezzo alla tempesta, si sviluppò una violenta azione di fuoco che vide fulgidi episodi di valore nel corso dell’epica resistenza opposta dai garibaldini. Ulisse, vicecommissario di Brigata, trovò morte eroica in uno dei momenti salienti della mischia. Libero, comandante militare, sostenne sino all’ultimo l’urto avversario per dar tempo agli uomini di attestarsi a difesa su un terreno più favorevole. Alla fine, ferito leggermente, si buttò in un burrone per sottrarsi alla cattura e per poter raggiungere il grosso dei partigiani, e vi riuscì! Una pattuglia germano-russa, intanto, penetrata nell’abitato di Quincinetto, feriva mortalmente la staffetta Felice. Investito in pieno, il Distaccamento “Ferruccio Nazionale”, agli ordini di Bandiera II, tenne duro per ben tre ore contro la preponderanza materiale del nemico, dotato di un gran numero di armi automatiche pesanti.
Successivamente il Distaccamento ripiegava oltre Scalaro. Più tardi i rastrellatori, piombati di sorpresa in una baita, si impadronirono di otto garibaldini. Li ricordiamo perché i loro sono nomi di Eroi: Pirata, Gigino, Cento, Pilacchi, Vento, Giulietta, Enea e Adele. In realtà in un primo tempo i catturati furono nove, ma uno di essi – Ridolini – dando prova di grande prontezza di spirito e sprezzo del pericolo, scagliandosi come una fiera contro gli avversari, potè trarsi in salvo nonostante la girandola di proiettili che gli veniva indirizzata, con il solo risultato di ferirlo ad un braccio.
Impavido come sempre, standosene soltanto con altri 7 uomini in una piega del terreno, oltre Scalaro, Bandiera II attendeva l’arrivo della pattuglia avanzata nemica, attaccandola non appena l’ebbe a contatto balistico. Quel pugno di valorosi resisteva nella tempesta scatenata dal cielo e dalla terra. Questi otto garibaldini, incitandosi a vicenda, rimasti circondati una prima volta, tennero duro un’ora filata, rispondendo con fierezza a tutte le intimazioni di resa rivolte loro.
Ormai decisi ad andare sino in fondo, Bandiera e i suoi compagni continuarono a sparare fino a che, sopraggiunta una densa nube di nebbia, vi si infilarono per uscire dal cerchio di ferro nel quale erano venuti a trovarsi rinchiusi. Favoriti dalla nebbia poterono spostarsi su una posizione più elevata dalla quale attaccarono per la seconda volta il nemico. Dalle loro postazioni, intanto, i garibaldini del “Don Minzoni” respingevano la prima ondata germano russa, che riprendeva più tardi il proprio movimento di sfondamento impiegando un numero maggiore di uomini e di armi automatiche.
La seconda ondata, fermata dalla lunga e violenta reazione di fuoco delle fanterie alpine partigiane, riusciva, alla fine, a costringere il Distaccamento a ripiegare più in alto di dove, sul fare del mattino, esso riprendeva la propria azione di molestia contro le colonne nemiche. Il combattimento si protraeva intenso… Alle 10 del mattino del 14 ottobre, i germano-russi si trovavano nelle vicinanze di Traversella sulla cui piazza, dopo aver incendiato quasi al completo il paese, fucilavano 13 partigiani fatti prigionieri, più un popolano…»
Fonte: Da “Noi della VII”, di Primo Corbelletti (Timo), (Comandante della VII Divisione Garibaldi)
«La sera del 12 ottobre, alle ore 21, i Tedeschi ci attaccarono a Quincinetto, uccisero Ulisse e ferirono Giannino Antonio (Ridolini). Di lì ci siamo ritirati su Scalaro e con la maggior parte abbiamo proseguito verso il colle per la Val Chiusella. A 20 metri dal colle ci siamo schierati in assetto di guerra. All’alba i Tedeschi son venuti su in ordine sparso. Noi li abbiamo lasciati venire a tiro e ne abbiamo colpiti cinque. Loro hanno cessato il fuoco e noi abbiamo attraversato il colle e giù di corsa a Traversella. Nel frattempo 14 Garibaldini si erano fermati in una stalla a Scalaro, pensando che i Tedeschi non fossero arrivati fin lì. Invece, solo “Ridolini” riuscì a scappare nella notte, approfittando del buio. Gli altri 13, purtroppo, vennero fucilati a Traversella. Noi abbiamo proseguito per Chiara, non per la strada ma nei dirupi fra i boschi. Con me avevo 60 uomini. Essendo pratico della zona cercavo di farli passare al sicuro risalendo la china che porta alle montagne di Inverso e Trausella. Intanto è venuta notte ed io guardavo, giù in basso, Traversella, tutta un bagliore di fiamme. Gente del paese, collaborazionisti dei Tedeschi, segnava col gesso le case da bruciare! I nazi-fascisti avevano le autoblindo e sparavano in tutte le direzioni…
«Lì sulle montagne non potevamo più stare, allora pensai di scendere al basso. Nella notte siamo scesi vicino ad Inverso ed abbiamo guadato il torrente Chiusella e raggiunto i laghi di Meugliano, dove abbiamo sostato per fumare una sigaretta (chi ce l’aveva). Di lì abbiamo proseguito per la miniera di Brosso, e dopo esserci fermati in un cascinale, la notte dopo attraversammo la Dora a guado, portandoci a Gabiun, sopra Bienca. Dopo un mese siamo ripartiti per la miniera di Brosso, dove abbiamo passato l’inverno…»
Fonte: Dai ricordi del Partigiano Chiolino Marino (Barolo), classe 1918, Vice Comandante della 183° Garibaldi
I Martiri
Traversella
BREDDA Giovanni
BRESCIANI Flavio
CERUTI Salvatore
CLERIN Bartolomeo
CODA Delfo
FAVERO Antonio
MARTINETTO Stefano
MOSELE Gilberto
ZOPPO Giovanni
PICCOLO Ernesto
FRANZA Augusto
Vico Canavese
GARIS Mario
STRAZZA Gioachino
PINET Augusto
SELIS Vincenzo
SALMOIRAGO Giuseppe
Meugliano
GARRONE Renzo
ARNOLD Antonio
BARALE Franco
GANDOLFO Luigi
Alice Superiore
GEDDA Martino
Vistrorio
TORREANO Adriano
Bibliografia sulle vicende resistenziali
in Valchiusella
La bibliografia attorno agli accadimento dell'ottobre 1944 è abbastanza vasta. Tuttavia occorre ben distinguere fra la memorialistica personale (o di formazione) e le opere di approfondimento.
Noi consigliamo, come base di riflessione il volume di Riccardino Massa, Piccola storia della Resistenza nel Canavese e nelle Valli di Lanzo, Genesi, 2020, utile per impostare il discorso in modo nuovo e attuale, insieme a testo di Michele Florio, Resistenza e liberazione nella provincia di Torino, Gribaudo,1995.
Alcuni autori editarono, soprattutto a cavallo degli anni 70-80 un'interessante opera di cesura fra le diverse generazioni tra cui Bruno Rolando, La Resistenza di Giustizia e Libertà nel Canavese, Enrico Editore, 1981.
Nella memorialistica più interessante, segnaliamo la precoce opera di Mauri (Enrico Martini), Con la libertà e per la libertà, Società Editrice Torinese, 1947, ed ovviamente il mitico Mario Pellizzari, Memorie di Alimiro, Enrico Editore, 1979; ma anche Silvio Geuna, Le rosse torri di Ivrea, Mursia, 1997 dove descrive il periodo di detenzione presso il carcere eporediese.
Rispetto alle figure canavesane che ebbero un notevole impegno in questo periodo, segnaliamo il testo di Giampaolo Redigolo, Gino Pistoni. Il partigiano disarmato. Prefazione di Luigi Bettazzi, Ancora, 2000.
Sempre nel solco dell'impegno cattolico, Walter Crivellin, Mondo cattolico, Chiesa e Resistenza nel Canavese, Editori il Risveglio.
Inoltre, non può mancare in questa piccola bibliografia, l'opera di Italo Tibaldi, Compagni di viaggio dall'Italia ai Lager nazisti : i "trasporti" dei deportati, 1943-1945, Franco Angeli Editore, 1994. Non direttamente coinvolto nelle vicende canavesane e valchiusellesi, ma valido creatore di memoria condivisa (soprattutto per le giovani generazioni), della Resistenza in Valchiusella.